20.6.12

time collapses between the lips of strangers

“We use words to understand each other and even, sometimes, to find each other.”

José Saramago

Bullshit.
Le parole ci avvicinano e allontanano, si infilano una sull'altra, senza una ragion d'essere estranea alla grammatica corretta, al politicamente idoneo.
Il caos non è altro che ordine che va decifrato, con calma, davanti a una birra trappista. In rigorosissimo silenzio.
Dove è stata soffocata la tristezza? Se si dissolverà farà un colpo assordante, oppure l'ossigeno che le dona respiro si esaurirà? Non riesco a trovarne il nascondiglio, e nella ricerca estenuante riaffiora in superficie la paura. Statistiche di sopravvivenza, remissioni, grafici da decifrare e qualità della vita.
Ma quale qualità della vita?

Abbiamo parlato troppo, abbiamo letto e scritto troppo, baciato e abbracciato troppo, scopato troppo poco, forse. E con chi, peraltro?
Ci siamo incazzati troppo poco, quando era tempo di urlare la rabbia lacera di chi aveva la gola secca e non parlare. Le storie dei partigiani si leggono solo sui libri e appese al muro di un museo che vanta una media di due visitatori al giorno. Nel 2012 paghiamo un mutuo a tasso fisso, preghiamo solo quando abbiamo paura, vendiamo i reni della madre, ci sposiamo per fare l'update sullo status di facebook e ce ne freghiamo del surriscaldamento globale. Bauman la chiama solitudine del cittadino globale, ma non serve leggere il suo libro per respirarla quotidianamente sul bus e per strada.

Forse dovremmo iniziare dalle cose piccolissime.
Se ci guardassimo negli occhi, un minuto, forse sarebbe un inizio.
"I am happy to be alive" mi hai detto oggi.
Ma cosa significa essere vivi?
Forse non siamo vivi per gli stessi motivi?
E allora perchè non parliamo di eros e thanatos, amore e morte, invece di fare promesse che non manteniamo e farci corrompere.

Forse dovrei farmi una doccia, prima di parlare, prima di scrivere. Lavare via il cemento sui capelli, il fieno sui piedi, togliere la terra da sotto le unghie.
Poi forse avrò diritto alla profondità ed al dialogo.

Forse. Occhi negli occhi.
Se riuscirò a non piangere.
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