
Le nostre sale operatorie stanno funzionando a pieno ritmo, finora abbiamo fatto 450 operazioni, abbiamo a disposizione 10 sale operatorie e tre centri nei quali forniamo le cure basiche, ci occupiamo di abrasioni, lesioni, tutto ciò che non necessità interventi chirurgici. Da domani è operativo l’ospedale da campo, avremo a disposizione 100 letti, ciò significa che potremmo dare una risposta immediata: la nostra priorità resta questa infatti, la capacità di intervenire il più possibile e il prima possibile, la gente muore per mancanza di cure mediche, probabilmente avremmo potuto ridurre il numero delle amputazioni fatte se i farmaci fossero arrivati in tempo. Sapere che cinque dei nostri pazienti sono morti perché non è stato fatto atterrare un aereo ci riempie di rabbia.
Qui le necessità sono sempre le stesse: siamo nella prima fase dell’emergenza, dunque operazioni chirurgiche, parti a rischio, mancano acqua e cibo. Una grossa parte della città è ancora senza corrente elettrica. Port au Prince è quasi rasa al suolo, le persone vivono per strada o in campi allestiti in tutta fretta. Il problema, però, è che una volta che hai operato, la cosa non finisce qui: c’è la degenza, che dura giorni settimane mesi. La nostra più grande preoccupazione è che quando una volta finita l’emergenza Haiti tornerà nell’ombra.
Dimenticandosi che qui le strutture sanitarie non ci sono.
Stefano Zannini, capo missione di Medici senza Frontiere ad Haiti
Watching: Haiti as it was, produced by Zena Koo